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Glossario dei termini molitori
Acqua morta: è l'acqua priva di energia che si trova sotto la ruota dopo essere finita con forza sulle pale.
Aguzzatura o Auzzatura o Aguzzamento: è l'atto (e l'effetto) dell'operazione con cui si scavano o si ripristinano, rendendole profonde e "aguzze", le facce da segnare o già segnate da canali, scanalature o solchi delle macine sia nuove, sia già in opera e divenute "stanche" per l'usura. Nel caso della riaffilatura, essa era in genere eseguita dal mugnaio (o da una persona specializzata) che, allontanata la tramoggia, procedeva al capovolgimento della macina superiore mobile (coperchio) operando in due modi diversi: nei casi più semplici si spostava il coperchio con leve, zeppe di legno e rulli fino a metterlo in bilancia su un bordo della macina dormiente, ribaltandola infine su un opportuno supporto rigido (treppiedi o cavalletto o altro ancora); oppure, se il mulino era più aggiornato, si procedeva all'operazione servendosi di una speciale piccola gru detta mancina, la quale, con un particolare dispositivo a due bracci desinenti in una specie di mandibola, agganciava la macina rotante in fori preordinati e contrapposti, ricavati sulla sua bassa superficie laterale, la sollevava e la spostava lateralmente, lasciandola pendere verticalmente o calandola su un panchetto (ma le modalità diverse sono numerose).
Appena questa macina era stata sistemata per lo più rovesciata o posta in verticale, iniziava la aguzzatura sia del fondo (o macina dormiente), sia del suo coperchio, procedendo di solito dalla periferia verso il centro. Finita l'operazione il coperchio veniva rimesso sul fondo dopo aver opportunamente "centrato" e messe a livello le macine L'addetto a tale lavoro di aguzzatura impiegava particolari martelli o martelline di ferro con teste a punta o a scalpello o a doppia penna, oppure il picchiotto, o la mazzetta o altri strumenti ancora (come spazzole, punte di ferro). Si veda pure rabbigliatura.
Ala: riferita al mulino a vento indica ciascuna pala o vela del gruppo rotante esterno mosso dalla forza del vento. In genere le ali sono almeno quattro e sono disposte ortogonalmente tra loro (ma talora il loro numero può variare). Ogni ala è retta principalmente dallo stegolo, una grossa asta di legno che sostiene l'ossatura a rettangolo stretto e fortemente allungato portante la vela. L'ossatura di solito è formata da un grande numero di corte "barre" trasversali trattenute a congrui e regolari intervalli da poche e lunghe "traverse" interne o esterne rispetto allo stegolo, nonché da altre parti di orientamento, di controllo e di frenaggio. La "vela" vera e propria può essere di stoffa o di laminati di legno oscillanti, detti "battenti", che hanno la forma di larghe strisce rettangolari interconnesse tra loro: in tal caso sono collegate per un lato corto con lo stegolo secondo modalità legate alla loro funzione ("ali "di tipo battente").
Albero (della macina): riferito al mulino è un legno assiale, cilindrico, che sostiene la macina superiore (o coperchio) e la fa girare. Nella sua porzione inferiore invece l'albero trapassa assialmente il rocchetto o lanterna, oppure, se l'apparato motorio è un ritrecine, l'albero è direttamente "innestato" nel fusto del ritrecine stesso con direzione normale alla sua ruota orizzontale.
Alzatoio: dispositivo che, per mezzo di una leva o di un altro congegno, solleva o abbassa l'albero e la macina superiore o coperchio, regolando la finezza e la qualità della farina.
Andiale: termine gergale emiliano che indica in un mulino natante la parte centrale del ponte tra due sandoni (particolari barche o zattere con sponda).
Aquimoli: sono così chiamati nel Veneto medievale i mulini azionati dalle maree (anche "aquaemola").
Aridi: termine al plurale che indica le sostanze solide incoerenti, misurabili con modalità analoghe ai liquidi. Tra gli aridi si annoverano pure i cereali, le noci, le castagne, le fave, i fagioli e altri legumi (spesso essiccati).
Bastone vibratore: particolare paletto di legno, spesso di vite, sistemato con una estremità all'esterno della tramoggia e con l'altra estremità collegato con la macina corrente o coperchio, allo scopo di trasmettere alla tramoggia le sue vibrazioni, agevolando la discesa del cereale o delle castagne (nell'Appennino toscoemiliano la chiamiamo bàttola).
Batter le mole: locuzione popolare per aguzzatura.
Battola: rumoroso arnese di legno a forma di tavoletta che si alza e si abbassa nella cassetta della tramoggia allo scopo di regolare la caduta delle granaglie nel foro o occhio della macina superiore. È detta pure "nottolino".
Biada: al singolare indica qualsiasi cereale o pianta di altro genere (fava e simili) impiegato come foraggio per le bestie (soprattutto da soma o da tiro). Al plurale il termine biade (ormai arcaico o di uso poetico) indica tutte le granaglie sia in pianta, sia raccolte dopo la mietitura.
Bocca della macina: lo stesso che occhio della macina.
Bossolo della mola o macina: "tubo" cilindrico di legno duro che viene perfettamente incastrato nel foro centrale della macina inferiore proteggendola: all'interno di tale "bossolo", che ha la funzione di un cuscinetto, o meglio, di una bronzina, gira invece liberamente l'albero delle macine.
Bottaccio: è il bacino, spesso artificiale (di legno o di muratura), in cui si raccolgono le acque che mettono in movimento le pale delle ruote dei mulini o di altri opifici.
Bozzolo: misura antica che il mugnaio usava per trattenere come molenda parte della farina macinata.
Bronzina: termine improprio impiegato per indicare di solito una "semibronzina" di legno, di pietra o di metallo antifrizione su cui appoggiano in genere i perni rotanti posti alle estremità del fuso della ruota d'acqua di un mulino. L'attrito è peraltro mitigato da una opportuna lubrificazione.
Buco della mola: lo stesso che bocca, o foro, o occhio della macina.
Buratto: arnese a forma di cassone in cui, ad opera di uno staccio scosso dal girare di una ruota, la crusca viene separata dalla farina. Simile è il "frullone".
Burga: è un grossolano cestone formato di rami di vimini e di salici giovani, riempito di pietre e terra, impiegato per le difese di un corso d'acqua contro l'erosione delle sponde: dalla terra contenuta nel cestone possono svilupparsi dei germogli che lo fissano sul fondo. Viene pure utilizzato come speciale forma di ancora dei mulini natanti.
Calafatare: operazione consistente nel turare con stoppa incatramata le fessure fra le tavole di un sandone di un mulino natante.
Campanella/o: congegno di segnalazione acustica (una campanella o altri oggetti di ferro variamente assemblati) sostenuto da uno spago e sistemato verso il fondo interno della tramoggia allo scopo di segnalare l'esaurirsi del grano o delle granaglie da macinare. Un altro sistema più perfezionato era costituito di un bastoncino mobile (o di un anello passante) posto sull'orlo superiore della tramoggia e provvisto di due cordicelle: una, interna alla tramoggia e affogata nel grano, terminava verso il fondo della medesima con un bastoncino o un sasso o altro inerte ancora; l'altra, esterna alla tramoggia, sosteneva invece un campanello o altro segnale acustico posto in prossimità della macina superiore: con l'esaurirsi del grano nella tramoggia, quest'ultima cordicella si allentava e toccava la macina vibrante emettendo dei suoni, che avvisavano così il mugnaio della situazione, "chiamando il carico".
Canale di condotta: doccia di legno, di metallo o d'altro ancora che porta l'acqua dall'alto sulla ruota del mulino. Si veda: ruota "per di sopra".
Canale di derivazione: corso d'acqua creato artificialmente facendo "derivare" l'acqua da un fiume, da un torrente, da un altro corso d'acqua o da un lago attraverso opportune opere di sviamento della corrente.
Canali della macina: vedi macina.
Capitagna: grosso legno, in genere di quercia, fissato nel sodo della fabbrica del mulino allo scopo di sostenere la ruota d'acqua. I suoi sostegni laterali sono di vario tipo.
Cariosside: così viene chiamato ogni frutto secco con involucro o pericarpio membranoso che avvolge il seme, come vediamo nel frumento, nell'orzo e in altri cereali.
Cassa della macina: è una specie di cassa, spesso circolare, che copre le macine ad eccezione di un foro circolare superiore (corrispondente all'occhio della macina). Essa impedisce alla farina di volar via, facendo in modo che cada tutt'intorno alla base o "pavimento" opportunamente provvisto di una specie di sponda, che s'interrompe soltanto nel brevissimo tratto dove la farina deve uscire e cadere: in questo punto la cassa presenta un foro per la fuoriuscita della farina stessa, facendola da ultimo finire dentro un sacco o altro contenitore posto sotto.
Cassetta: è una cassettina con tre piccole sponde su altrettanti lati o a forma di coppo, talora con un manico, la quale, sostenuta da cordicelle o da altri sostegni e con un opportuno contrappeso, sta inclinata sotto la "bocchetta" della tramoggia allo scopo di facilitare la caduta delle granaglie nell'occhio della macina, regolandone la caduta con la battola, oppure con un particolare regolatore.
Castello del mulino: ossatura o complesso delle strutture per lo più lignee che sostengono le macine, fissandole: esso comprende il mulino "di sotto" e gran parte di quello "di sopra"." ;"Catena
Catenone: grossa catena che ancora i mulini ad acqua alle sponde di un fiume."
Cateratta: paratoia o chiusura operata con un'imposta o paratia trattenuta e fatta scorrere su guide laterali, la quale venendo alzata o abbassata con un verricello regola il deflusso dell'acqua della gora. Si distingue in cateratta maestra o principale se serve la gora che porta l'acqua alla ruota del mulino, e in cateratta bastarda se serve la gora laterale di sfogo dell'acqua quando il mulino è fermo.
Caviglia di mulino: si veda nottola.
Cazzuola: lo stesso che cassetta.
Centímulo o centímolo: termine impiegato in Italia meridionale e in Sicilia per indicare un particolare tipo di mulino, ma non di univoca interpretazione.
Esso sembrerebbe provenire dal greco kentómylon, parola che indicherebbe un "mulino a spinta" (da kentao o kenteo, urto, spingo). In realtà si riferirebbe sia al "mulino a mano azionato da leva" calabrese, sia al "mulino a maneggio" siciliano, calabrese e lucano.
Più in generale tuttavia indicherebbe il "mulino a forza animale" in contrapposizione con quello azionato da una "ruota ad acqua", ma con congegni e meccanismi simili a quest'ultimo.
Cerchiatura della macina: poiché numerose macine erano costituite di due o più pezzi di pietra molare assemblati, per rendere sicuro tale assemblaggio si procedeva alla cerchiatura di ciascuna macina, stringendola con un cerchio o striscia di ferro a caldo fatto correre intorno alla sua faccia esterna (quella che ne indica lo spessore).
Cereali: al plurale indica il frutto in grani (cariossidi) della "pianta cereale", cioè di qualsiasi pianta erbacea delle Graminacee con frutti destinati a diventare farina.
Si distinguono in cereali "maggiori", come il frumento e il granoturco o mais (detto anche "frumentone"), e in cereali "minori", come l'orzo, il farro, il miglio, la spelta, l'avena. Si veda la voce aridi.
Chiusa: Opera muraria per contenimento delle acque. Sbarramento delle acque tramite saracinesche o altro. Restringimento del letto del fiumi.
Colta: indica sia l'acqua raccolta per far girare le ruote dei mulini, sia il luogo stesso in cui viene raccolta l'acqua per macinare, presentando così una funzione analoga al bottaccio.
Coperchio (delle macine): è la macina superiore o "di sopra" che ruota sopra quella inferiore o fondo. Viene perciò detta anche macina corrente o macina girante.
Si veda macina.
Corona: parte perimetrica e circolare della ruota ad acqua del mulino. Ogni corona è suddivisa, di solito, in quattro quarti, sicché, se presenta due facce distinte, si hanno complessivamente otto quarti: spesso infatti la corona non è costituita di un corpo unico, ma è formata da due corone laterali che fanno come da sponde a un fondo di tavole curve (o formato da più assicelle trasversali) largo quasi quanto lo spessore della ruota; si crea così una specie di canale, entro il quale con assicelle vengono formate delle cassette d'acqua, tutte uguali e disposte a congrui e regolari intervalli.
In altri casi invece le corone, piuttosto robuste, presentano, sempre a congrui e regolari intervalli, degli incassi radialmente disposti, entro i quali sono fissate le pale del mulino. Ma vi sono pure molte altre modalità.
Crivello: simile al vaglio; può essere di forma rettangolare o rotonda con fondo in pelle forata o in lamina perforata. Serve per selezionare sostanze o inerti di varia natura o incoerenti come i grani delle granaglie compreso il miglio o il riso, eliminando sporco e bucce. È differente dallo staccio o setaccio.
Croce/i: l'insieme dei raggi di legno duro (spesso rovere) o di metallo presente nelle ruote da mulino.
Cucchiaio: frequente terminazione della paletta di un ritrecine.
Cuna: porzione immersa della gora di legno su cui sta la ruota d'acqua (cuna maestra). Invece il tratto di gora adiacente, in cui viene fatta scorrere l'acqua quando la ruota del mulino è ferma, viene chiamato cuna bastarda.
Doccia: canale fortemente inclinato, spesso di legno o di pietra (ma anche di metallo) in cui l'acqua, scendendo con grande rapidità, mette in moto le pale di una ruota da mulino.
Dormiente (delle macine): si veda fondo (delle macine).
Farina: è il prodotto della macinazione delle cariossidi di numerosi cereali o di altri semi o frutti secchi. Può essere di varia qualità, finezza, purezza, colore a seconda delle cariossidi macinate. Si vedano friscello, grano e volanda." ;"Fondo (delle macine)
Fori per il sollevamento: erano due analoghi fori contrapposti praticati nella macina superiore o coperchio, traforando anche la sua eventuale cerchiatura. Essi rendevano possibile il suo sollevamento che veniva spesso attuato agganciando la macina per mezzo di una speciale e piccola gru, detta mancina. Così si operava frequentemente, quando si procedeva all'aguzzatura delle macine.
Foro della macina: lo stesso che bocca, o buco, o occhio della macina.
Friscello: è la farina minuta che si diffonde nell'ambiente dove avviene la macinazione. Si veda pure volanda.
Fuselli del rocchetto: così si chiamano i bastoncini perimetrici del rocchetto, tra i quali finiscono i denti del lubecchio.
Fuso del mulino: grosso e robusto tronco cilindrico più o meno regolarizzato a trave, disposto di solito orizzontalmente e fissato al centro della ruota in acqua allo scopo di sostenerla e trasmetterne l'energia rotatoria alla ruota dentata, per lo più interna al mulino e più piccola, detta lubecchio o, in gergo, anche scudo. Tale fuso verso le due estremità è spesso rinforzato da "cerchi di ferro" allo scopo di difendere l'integrità della sua struttura messa in pericolo dai "perni di ferro" rotanti inseriti nel suo asse e poggiati su "bronzine" (o "semibronzine") di legno durissimo, o più frequentemente di pietra o di metallo, a loro volta incassate e sostenute, esternamente dalla capitagna, internamente da una trave o struttura orizzontale di una specie di "ponte" o "cavalletto" che sta verso il lato interno del lubecchio, ruota sostenuta dal medesimo fuso. Talora questo arnese portante e rotante è di metallo.
Fusolo del mulino: palo o perno di legno che sostiene e regola le macine del mulino. Di solito esso viene chiamato albero.
Gora: canale per lo più artificiale che porta l'acqua al mulino, spesso derivandolo da fiumi o torrenti o specchi d'acqua. Significa pure conserva d'acqua per azionare un mulino.
Si veda margone.
Granaglia: termine generalmente impiegato al plurale (granaglie) per indicare il complesso o l'assortimento dei prodotti alimentari costituiti da grani di cereali.
Grano: propriamente sta per la pianta del frumento e soprattutto per il suo frutto o cariosside da cui si ottiene la farina con la macinazione. In quest'ultimo caso si indica con la locuzione "farina di grano duro", quella ottenuta da cariossidi allungate di certi tipi di grano a frattura vitrea e con glutine tenace (impiegata soprattutto nelle paste alimentari) e con la locuzione "farina di grano tenero" quella ottenuta da cariossidi a frattura farinosa e con glutine piuttosto elastico e morbido (impiegata soprattutto nella panificazione). Il termine "grano" è poi estensivamente impiegato per indicare sia le piante sia i frutti di altre Graminacee (come, ad esempio, il mais o granoturco). Al plurale (grani) sta anche per biade, cereali, granaglie.
Gualchiera: macchina messa a punto nel Medioevo per "gualcare", cioè per pressare e render sodi tessuti, feltri o pelli per mezzo di mazze azionate da una ruota d'acqua spesso collegata con un mulino. Suo sinonimo è "follone", mentre arcaico è il termine "gualca". La "follatura" conferiva ai tessuti di lana o di feltro compattezza, leggerezza e morbidezza.
Incastellatura del mulino: lo stesso che castello del mulino.
Laminatoio: nell'arte molitoria è una macchina formata da due rulli (prima di porcellana e poi di ghisa) a superfici lisce o rigate, che accostati e girando in senso contrario riducono le granaglie nella granulazione richiesta, dopo che queste sono giunte nell'interspazio voluto tra i due corpi ruotanti. Le varianti sono numerose.
Lanterna: sta per rocchetto.
Levigatoio: strumento arcaico di macinazione formato da una lastra di pietra con superficie inferiore piana e superficie superiore a conca, a sella, o con margini rialzati, che serviva da "base" fissa, sulla quale con una pietra tondeggiante a forma di sasso rotondo o di pagnotta, o di rullo, detta "macinello", le cariossidi di grano venivano schiacciate, spostate e spappolate, trasformando i grani in farina.
Levigatoio a tramoggia: era un particolare tipo di levigatoio, in cui il "macinello" prima presentava un foro centrale capace di accogliere il grano, poi ebbe una forma regolarizzata con cavità "a tramoggia", permettendo di contenere una maggiore quantità di granaglie e al tempo stesso di controllare una loro più regolare e ordinata macinazione. Numerosi furono nel tempo i suoi aggiornamenti.
Lubecchio: detto anche scudo soprattutto nelle Venezie. E' una ruota dentata utilizzata nei mulini con ruota idraulica verticale. Montata sul fuso che regge la ruota idraulica, gira alla stessa velocità di questa. Sulla faccia della corona circolare del lubecchio sono incastrati dei pioli di legno che si inseriscono fra i fuselli del rocchetto, solidale con l'asse della macina. In questo modo si trasforma la rotazione della ruota idraulica (che avviene su un piano verticale) in rotazione su un piano orizzontale e si moltiplica il numero di giri . Questi elementi sono indispensabili per un corretto funzionamento della macina. Quasi sempre nei mulini ad acqua i denti stanno sulla faccia del lubecchio opposta alla ruota in acqua; in altri mulini invece (soprattutto nei mulini a vento) il lubecchio è dentato su ambedue le facce, dando così la possibilità di utilizzare con due rocchetti altrettante macine.
Macina: ciascuna delle due pietre (o macine) di figura circolare e sovrapposte con foro centrale che servono per macinare: quella inferiore, detta fondo o dormiente, è fissa, piana di sotto e a cono schiacciato sopra; quella superiore, detta coperchio o macina corrente, è piana sopra e incavata sotto, in modo da combaciare con la parte superiore del fondo. Lo spessore di ciascuna macina, di solito, s'aggira intorno ai 20 centimetri, mentre il suo diametro varia da 120 a 150 centimetri.
In molti casi ogni singola macina è costituita di vari pezzi di pietra molare assemblati e tenuti stretti e compatti da una necessaria cerchiatura. Le superfici macinanti, cioè la faccia inferiore del coperchio e quella superiore del fondo sono di solito scanalate con regolarità per mezzo di canali o scanalature o solchi, più o meno radiali che si irradiano anche con profilo curvilineo dal foro centrale (ma non mancano pure altre forme geometriche più o meno regolari): il loro scopo era di frangere meglio i cereali, di ridurre l'attrito della superficie lavorante evitando altresì il surriscaldamento delle superfici, e di agevolare la fuoriuscita delle farine. L'operazione della macinatura avviene infatti per pressione e sfregamento e in modo di scaricare poi la farina all'esterno delle mole: ciò avviene anche con l'impiego di particolari accorgimenti (leve od altro), cioè con la temperatoia, congegno con cui si possono regolare la distanza delle macine e, di conseguenza, la finezza del macinato. In realtà si verificavano tre trasformazioni successive delle granaglie ad ogni giro di macina, mentre andavano dall'occhio alla periferia: la triturazione dei grani, la loro raffinazione ed infine la loro polverizzazione, con cui terminava il processo di macinazione. Si parla poi di macina ingorda, quando il coperchio gira troppo velocemente, di macina piana, quando l'andatura è normale. Il termine macina sta anche per l'insieme delle due pietre macinanti o macine.
Si veda pure palmento.
Macinare a raccolta: si dice quando il mulino, non avendo acqua continua per macinare, attende che questa si raccolga nella colta o bottaccio.
Mancina: termine preso a prestito dalla speciale e grande gru galleggiante dei cantieri navali o comunque impiegata per ricuperi e riparazioni navali. Nella tecnica della molitura a macine, esso definisce invece una piccola gru che presenta un particolare dispositivo a due bracci desinenti in una specie di mandibola a punta, con cui viene agganciata e sollevata la macina superiore o coperchio di un mulino, servendosi di fori contrapposti, ricavati sulla bassa superficie laterale del coperchio stesso. Si vedano: aguzzatura e fori per il sollevamento.
Margone: è la gora che raccoglie e porta via l'acqua dal mulino dopo aver fatto girare le ruote.
Mina: antica misura di capacità per inerti o per granaglie di vario valore secondo i luoghi e le epoche. In Toscana era equivalente a mezzo staio, cioè a 12,18 litri, mentre a Genova era pari a 4 staia genovesi, cioè a 116,53 litri.
Misura di capacità: sta per il volume (misurato in litri come i liquidi) e per il contenitore di legno o di metallo che lo forma. Prima dell'introduzione del Sistema Metrico Decimale, le misure di capacità variavano (talora notevolmente) di denominazione e di valore, secondo le località, le epoche, i regimi politici o per diverse altre varie e complesse motivazioni o situazioni. Con l'impiego della stadera e della basculla (già nel corso dell'Ottocento) le granaglie e le farine furono misurate non più a volume, ma a peso, collaborando con il Sistema Metrico Decimale a rendere inutili tante misure di capacità del passato.
Moggio: antica unità di misura di capacità per aridi, soprattutto per cereali, di vario valore secondo i luoghi (in genere era all'incirca uguale a poco meno di nove dei nostri litri). Il termine è pure impiegato per indicare il suo contenitore.
Mola: termine arcaico o regionale che sta per macina da mulino. Dal latino mola che significa "pietra da macina" e più propriamente quella superiore o coperchio; anzi in latino tanto il singolare mola, quanto, e più frequentemente, il plurale molae sono termini che indicano spesso il mulino, sia ad acqua, sia a mano, sia quello azionato da un animale.
Molenda: è il prezzo in denaro o, più frequentemente, in quantità di farina o di grano, pagato al mugnaio per la macinazione del grano. In quest'ultimo caso veniva di solito impiegato un contenitore che era un sottomultiplo dello staio o della mina o di altre unità di misura locali. A titolo indicativo la molenda era generalmente compresa fra la sedicesima e la ventesima parte del grano macinato.
Molino: variante di mulino; termine piuttosto frequente fuori della Toscana.
Mortaio: contenitore cilindrico di legno o di pietra "a scodella con bocca rialzata", più alto che largo, in cui le cariossidi dei cereali venivano "pestate" con un pestello solitamente di legno azionato da una persona stante: questa operazione spezzava e frantumava i grani che venivano in tal modo liberati anche dal loro involucro o pericarpio, senza spappolarli. Vi era pure il mortaio "a pedale", cioè provvisto di un'asse orizzontale con una estremità battente fornita di pestello, mentre un po' lontano dall'altra estremità, proprio sopra un supporto con perno, una persona spostandosi lo azionava.
Mugnaio: chi macina grano o altri cereali. È anche chiamato mulinaio, mulinaro.
Mulinassa: termine gergale dei mulini del Po per indicare un particolare mulino natante costituito di due galleggianti o sandoni di uguali proporzioni, con due ruote d'acqua interposte e affiancate lungo il medesimo fuso, a servizio di due macine, ognuna delle quali stava sul sandone più vicino.
Mulinella: termine gergale dei mugnai del Po per indicare un particolare mulino natante costituito di due galleggianti o sandoni di diversa grandezza, di cui il maggiore, posto verso la riva del fiume e portante le macine, prendeva nome di "sandon grande", mentre quello piccolo, detto "sandoncello" aveva la funzione di abitazione del mugnaio, di ricovero delle granaglie, di officina e di altre operazioni di servizio.
Mulino: termine con cui si intende sia l'edificio in cui si macina, sia la macchina con cui si opera la macinazione, riducendo sia le granaglie, sia diversi prodotti (castagne, semi oleosi, o altro ancora), o vari inerti (rocce, minerali, cemento), in piccole o piccolissime dimensioni. In genere si individua una parte esterna o "di fuori" (ruota ad acqua e i suoi sostegni) e una parte interna per lo più disposta su due piani: il mulino "di sotto" (piano macchine con ingranaggi) e il mulino "di sopra" con le macine, nonché con la raccolta e lo smistamento delle farine e della crusca.
Può essere: "di terra"; ovvero "natante" o "fluviale" o "a marea" se sta sull'acqua.
Le forme di forza motrice che azionano un mulino sono varie: energia umana (mulino "a mano", o "a braccia"), animale (in genere macine spinte da asine/i o cavalli), l'acqua (mulino o mulino ad acqua), il vento (mulino a vento), il vapore, l'elettricità o altro ancora. Ma le varianti sono assai numerose. Secondo il meccanismo della macinazione si hanno poi mulini "a macine" o "a cilindri" (soprattutto per i cereali e le granaglie in genere), "a pestelli", "a martelli" o "a palle", soprattutto per i minerali.
Vedi pestino.
Mulino "pompeiano" o "romano" con macina a clessidra: in realtà è una particolare macina rotatoria greca, introdotta nel mondo romano nel II secolo a.C. Presenta un fondo fisso (detto in latino meta) formato da un cilindro desinente in un alto cono, e un coperchio o catillus a duplice tronco di cono unito per la faccia minore come avviene con una clessidra: questa presenta il tronco di cono inferiore con effettiva funzione di macina corrente, mentre il contrapposto tronco di cono con "bocca" verso l'alto assume la funzione di capiente tramoggia. Nel punto di incontro dei due tronchi di cono stavano delle sporgenze o degli incassi semplici o doppi (e allora contrapposti) di varia forma, in cui venivano bloccati, con vari mezzi, i bracci utilizzati (diritti o "a giogo") da uomini o animali per far ruotare la macina corrente. Per evitare che le facce macinanti del fondo e del coperchio si toccassero, furono inoltre messi in atto dei particolari espedienti con funzione di distanziatori.
Mulino a mano: si ha quando la macinazione avviene azionando (per lo più con movimento rotatorio) il coperchio o macina superiore del mulino con la sola la forza dell'uomo servendosi di un manico o di altro appiglio opportunamente sistemato in posizione laterale o eccentrica sulla superficie esterna periferica del coperchio stesso. In questo caso il mulino (costituito essenzialmente dalla sola coppia di macine) è di modeste proporzioni e può anche prender nome di macina rotatoria a mano.
Nottola: sbarra di ferro, spesso a forma di farfalla o a doppia coda di rondine, nella cui porzione centrale presenta un foro che permette di fissarla all'albero rotante e verticale della macina; i suoi bracci invece sono incastrati in appositi incassi ottenuti sulla faccia inferiore del coperchio o macina superiore rotante.
Nottolino: altra denominazione della battola.
Occhio della macina: è il foro o buco centrale della macina superiore o coperchio, entro il quale è versato il grano. È detto pure bocca della macina. Ha un diametro di circa 20 centimetri.
Orecchia della tramoggia: si tratta di un'orecchia di ferro o di altro materiale fissata in alto su due fianchi contrapposti della tramoggia, allo scopo di infilarvi dentro la stanga.
Pala: è uno dei numerosi e ritmati elementi (di legno o di metallo) a forma di "pala" posti radialmente (a congrui e regolari intervalli) lungo il perimetro della ruota del mulino, il quale, battuto dall'acqua, fa lavorare le macine. Nel ritrecine la pala è molto modesta (paletta) o assume la forma di cucchiaio o di semicucchiaio, una denominazione suggerita dalla configurazione a "pala concava" o "semiconcava" dell'estremità della paletta.
Palmento: termine utilizzato per indicare sia la "macina", o meglio, la coppia di macine in azione del mulino, sia, più raramente, il solo coperchio o il solo fondo.
Si impiega pure per designare, sia la cassa in cui cade la farina macinata, sia l'edificio contenente macine e altri ordigni." ;"Palo della macina
Paratoia: è un neologismo frequentemente impiegato per indicare una cateratta.
Pennello: si tratta di un breve muro o "passonata" che poggia un'estremità contro il piede di una sponda (naturale) o di un argine (artificiale), mentre con l'altra estremità, detta "pignone", si protende nella corrente di un corso d'acqua o di un canale obliquamente, tanto verso valle (e allora diventa un effettivo "repellente"), tanto verso monte. In quest'ultimo caso si trasforma in una specie di "tura di cattura" dell'acqua che poi convoglia in una gora, portandola al mulino.
Perni del fuso: così si denominano le due verghe di metallo assiali al fuso, ognuna contrapposta all'altra, che sostengono la ruota d'acqua e il lubecchio, permettendo loro di girare assieme.
Pescaia: chiusa messa in opera per sollevare per un tratto il livello di un corso d'acqua, deviando parte della corrente verso uno o più mulini.
Pestello: arnese di legno, di pietra o di metallo che viene utilizzato per pestare nel mortaio.
Pestino: il tipo più semplice è costituito di una lastra di pietra con due cavità a "mortaio" entro cui pestano alternatamente due pestelli pendenti, appesi a un "giogo" orizzontale sostenuto al centro (fulcro di oscillazione) da una colonna di legno o di altro materiale. Tale macchina, utilizzata fin dall'antichità per sbucciare (o "brillare") soprattutto orzo e miglio, opportunamente perfezionata, ha dato luogo al cosiddetto mulino a pestelli con numerose cavità entro cui pestano, con opportune alternanze e fino a una certa profondità, tre, quattro o perfino cinque pestelli. Il pestino mostra di essere l'antefatto degli odierni "mulini a pestelli", utilizzati soprattutto nelle miniere, per macinare materiale roccioso, servendosi frequentemente di batterie con una quantità di pestelli che va da sei a varie centinaia, secondo il bisogno e le qualità dei materiali prescelti.
Piarda: termine gergale del Po emiliano che indica la zona presso la sponda del fiume, dove la corrente rendeva "allegra" la rotazione delle ruote d'acqua di un mulino natante, definendone la posizione di attracco. È simile a posta.
Pignone a lanterna: è lo stesso che rocchetto o lanterna.
Posta: luogo di un corso d'acqua in cui si trova o può essere formato un salto d'acqua capace di accogliere uno o più mulini. Si veda pure "piarda".
Premistoppa: è lo stesso che bossolo della mola o macina.
Punteruolo: perno appuntito di ferro o acciaio posto nell'estremità inferiore dell'albero verticale del mulino. Indica pure qualsiasi Insetto Coleottero della famiglia dei Curculionidi molto dannoso per l'agricultura, soprattutto per il grano e il riso.
Si veda ralla.
Rabbigliatura: con gergo tecnico così si chiama la riaffilatura dei canali, scanalature o solchi delle macine. Si veda aguzzatura.
Ralla: è il supporto di legno durissimo, o, più frequentemente, di pietra o di metallo con cavità atta ad accogliere e sostenere la punta rotante inferiore dell'albero della macina corrente detta punteruolo. La ralla è di solito incassata in un apposito "ponte" o pancone di grande solidità (spesso di pietra o di ferro), in cui è ricavato un incasso, detto talora localmente "dormentorio" (cioè "dormitorio").
Rasiera: asta mobile o fissa di legno (o di ferro), oppure arnese per lo più di ferro di forma cilindrica con croce rigida lungo il diametro, fissato sulla bocca di un contenitore che viene utilizzato per misurare "a raso" (togliendo o aggiungendo) soprattutto granaglie, o farine poste entro misure di capacità: il pareggio era ottenuto passando la rasiera sul bordo superiore del contenitore o pareggiando la superficie con la mano nel caso di rasiere fisse. La misurazione di altri aridi, come castagne, noci, ghiande, frutti secchi, avveniva invece "a colmo", cioè prevedendo una eccedenza di prodotti oltre il bordo superiore.
Regolatore della tramoggia: se la cassetta ha un manico, il regolatore è costituito di una cordicella fissata con un capo al manico della cassetta, mentre l'altro capo è avvolto ad un appiglio posto a metà altezza della tramoggia, in maniera che la cassetta può essere alzata o abbassata, agevolando la fuoruscita delle granaglie.
In quel di Modena è detto pure "granarolo" (termine impiegato anche per indicare il rivenditore di granaglie).
Ritrecine: è la ruota d'acqua (con diametro in genere da 160-180 cm) disposta orizzontalmente e provvista di palette o cucchiai, al fine di facilitare il moto della macina. Indica pure il sistema ruotante inferiore formato dal punteruolo dell'albero, dal "fusto" desinente in basso in un "mozzo" e dalle palette o cucchiai giranti (di solito 8, 12, 16), che vengono fissati al mozzo per mezzo di zeppe, formando la ruota d'acqua orizzontale (generalmente sistemata in un seminterrato).
Rocchetto: è una specie di pignone a lanterna, a forma di gabbia cilindrica attraversato nel centro e nel senso della sua altezza dall'albero della macina. Più in particolare ha come basi due dischi di legno molto duri, provvisti, lungo il loro perimetro, di un uguale numero di fori ugualmente distanziati, entro i quali stanno le estremità di un congruo numero di bastoncini, chiamati fuselli: tra quest'ultimi finiscono i denti della ruota girante del lubecchio, trasformando la rotazione verticale di quest'ultimo, in rotazione orizzontale dell'albero della macina.
Rosta: propriamente è il graticcio di vimini o rami (o di ferro) che trattiene erbe palustri o altri ingombri trascinati dall'acqua prima di raggiungere le ruote del mulino. Indica poi qualsiasi impedimento, anche artificiale, che impedisce lo scorrere dell'acqua; oppure un terrapieno o pennello che convoglia l'acqua nella gora del mulino; o ancora l'invaso d'acqua provvisto di cateratta, utilizzato per muovere la ruota del mulino; o infine lo stesso salto d'acqua verso la ruota.
Rostro: prua fendente del sandone lungo il Po.
Ruota del mulino: strumento circolare idraulico, in genere di legno (ma anche di metallo o misto), sostenuto da raggi (in genere quattro o sei), con perimetro di solito provvisto di una o due corone, a sostegno di pale, o di palette, o di cassette o di altre concavità che, battute dall'acqua corrente, fanno girare l'asse della ruota, costituito dal fuso. La ruota (che di solito ha un diametro da tre a cinque metri) può ricevere l'acqua da sopra ("ruota per di sopra" o "ruota a cassette" o "ruota di carico"), o da sotto ("ruota per di sotto") o di fianco ("ruota di fianco"), ma vi sono pure altre modalità. Nel ritrecine infatti il fuso è verticale e prende il nome di "fusto": attorno alla sua porzione inferiore, c'è un ingrossamento o "mozzo" dove, per mezzo di zeppe, stanno direttamente fissate le pale a forma di cucchiaio o di semicucchiaio o d'altro ancora, che formano la ruota orizzontale.
Sacco: strumento solitamente costituito di due pezzi di tela (in genere canapa) rettangolari, che sovrapposti e cuciti assieme lungo tre lati del perimetro, lasciano libero un lato minore (la "bocca"), creando un contenitore che, riempito, assume forma cilindrica. Veniva impiegato soprattutto per contenere granaglie, farina, crusca o altro ancora. Prima dell'introduzione del Sistema Metrico Decimale era utilizzato anche come misura di capacità e valeva in genere tre staia, soprattutto in Toscana e nella Lunigiana.
Sandone: particolare galleggiante o barcone a fondo piatto, o zatterone con sponde, che sostiene un mulino natante sul Po o sull'Adige o su altro fiume abbondante d'acqua. Può essere semplice o, più spesso, in coppia. Si vedano: "andiale", catena, "mulinassa" e "mulinella", rostro, testata.
Sboccatura: qualsiasi cavità ricavata sulla faccia superiore della macina dormiente, allo scopo di dare aria alle facce a contatto delle macine, evitando il surriscaldamento.
Scanalature delle macine: si veda macina.
Scudo: sinonimo di lubecchio, utilizzato soprattutto nelle Venezie e nell'Italia settentrionale. ;"Sistema Metrico Decimale (S.M.D.)
Staccio (o setaccio): è una specie di vaglio con tessuto di stamigna (cioè con fili radi e uguali di crine, di seta, di canapa o d'altro), che viene utilizzato per separare il fiore di farina dalla crusca o in ogni caso qualcosa di più grosso da qualcosa di più sottile. Mostra di essere l'antefatto del buratto. Si veda la sua differenza con il crivello.
Staio: misura di capacità per aridi, soprattutto per cereali, di vario valore secondo i luoghi, utilizzata in Italia prima dell'adozione del sistema metrico decimale (misura ancora presente in qualche località agraria della Toscana ed equivalente a 24,36 litri; nel Trentino in tempi passati variava da 20-26 litri secondo le località; a Venezia misurava 83,31 litri). Numerosi sono i suoi sottomultipli. Il termine è pure impiegato per indicare il suo contenitore costituito in genere di un recipiente di legno (poi di ferro) a tronco di cono slargato verso il basso, a doghe cerchiate, con bocca spesso provvista di rasiera, per rasare il colmo dopo il suo riempimento.
Stegolo: grossa asta o razza di legno girante che costituisce il principale elemento portante di ciascuna ala di un mulino a vento: i suoi giri fanno girare le macine.
Stramazzo: lo stesso che cateratta, o comunque uno scarico in basso di acque.
Tafferia: sta per cassetta posta sotto la tramoggia.
Temperatoia (della macina): arnese con cui si alza o si abbassa il coperchio di una macina, secondo le necessità della macinazione.
Testata (del sandone): è la sponda del sandone.
Tramoggia: dal latino trimodia, cioè "che contiene tre moggi". È una cassa a forma di piramide tronca con base maggiore e minore aperte, posta capovolta sopra la macina allo scopo di versare granaglie o altri aridi. Presenta una "bocca" superiore di versamento delle granaglie e una "bocchetta" inferiore di fuoriuscita delle medesime. Appesa a una stanga per mezzo di due orecchie, essa entra in vibrazione sia per la presenza della cassetta, sia, soprattutto, perché un eventuale bastone vibratore, la fa vibrare.
Ulà: Variante di olà (ruota di mulino galleggiante): “la gran ruota, l'ulà, come la chiamano, gira coll'andar del fiume (Bacchelli)”
Vaglio: grosso staccio di pelle bucherellata (oggi sostituita da un reticolo metallico), ben tesa sopra un cerchio di legno, utilizzato per mondare da impurità il grano o altre granaglie. Può essere "a mano", "a corda" o "meccanico". Si vedano staccio e crivello.
Vela: parola impiegata per ala nel mulino a vento.
Verricello: nel mulino è un piccolo argano di forma cilindrica disposto orizzontalmente, che gira per mezzo di una manovella, al quale è attaccata una catena o una fune collegata con la paratia della cateratta, allo scopo di sollevarla o farla discendere regolando il deflusso dell'acqua della gora.
Volanda: spolverio della farina sollevata dalla macinazione del grano.
Bibliografia dei Mulini italiani
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