Nome mulino | Mulino di Sarconi | |
Regione | Basilicata | |
Provincia | Potenza | |
Comune: | Sarconi | |
Indirizzo | ||
Tipologia | Acqua | |
Attivita | Farina di cereali | |
Proprieta | Sconosciuta | |
Info proprietà | ||
Stato | Rudere | |
Visitabile | No | |
Ospitalita | No | |
Bibliografia | I Mulini in Italia V. Galliazzo 2005 | |
Note storiche | Sarconi è a sud-sud-est di Potenza in Val d’Agri, poco a sud del centro romano di Grumentum, nelle vicinanze di Moliterno, in un sito toccato dal fiume Maglia e dal torrente Sciaura. Il mulino è del tipo “con torre” entro la quale due docce “a tromba”, simili a “condotte forzate”, portano l’acqua in pressione allo scopo di far girare altrettante macine per mezzo di ritrecini (uno per la macina del grano e l’altro per il mangime destinato agli animali). La singolarità del mulino, oggi parzialmente in rovina, consiste nella sua alimentazione: l’acqua giungeva dalla sorgente “Fabbricata” nel comune di Moliterno, convogliata in un canale o gora che superava la vallata del torrente Sciaura per raggiungere il vicino centro di Sarconi (alimentando la sua fontana pubblica), per mezzo di un acquedotto (il cosiddetto “Canale Cavour”), realizzato nel 1869 dall’architetto Gennaro Pizzicara. Tale imponente manufatto, posto a monte del mulino, è lungo circa 400 m e alle due estremità (per un brevissimo tratto a sinistra e una lunghezza maggiore a destra) si configura come un ponte-acquedotto “a un solo ordine di arcate” a tutto sesto, mentre nell’ampio avvallamento mostra di essere un ponte-acquedotto “a duplice ordine di arcate sovrapposte”, tutte con luce di circa 4 m e pile spesse 1 m, ad eccezione delle due ampie arcate sovrapposte sopra il torrente Sciaura che presentano luci di circa 12,70 m e pile-spalle di 3,50 m (le pile sono in opera mista con filari di conci calcarei appena regolarizzati alternati con altri di mattoni, mentre le arcate sono di mattoni: il tutto cementato da malta poco tenace). Più in particolare l’acqua proveniente dalla sorgente superava la vallata servendosi dello speco superiore e raggiunta la fontana pubblica di Sarconi scendeva in un condotto, ritornando subito indietro per mezzo di uno speco ricavato sul piano dell’ordine inferiore dell’acquedotto (evidentemente con lieve ma contrapposta pendenza rispetto a quella dello speco superiore). In realtà l’ordine inferiore, che riprende un tracciato romano, veniva soprattutto sfruttato per irrigare i campi attraverso un’opportuna canalizzazione sotterranea ortogonale all’acquedotto (gli imbocchi erano regolati da cateratte di legno poste sui fianchi dello speco-canale). Soltanto dopo tale impiego le sue acque venivano utilizzate per alimentare il mulino, che, per di più, veniva raggiunto per mezzo di una lunga, serpeggiante e “dispersiva” gora: infine un margone scaricava l’acqua utilizzata per la macinazione nel torrente Sciaura. Fu proprio questa intermittenza di utilizzazione che indusse i proprietari del mulino a costruire in seguito un’altra gora o canale di alimentazione, derivandolo sempre dal torrente Sciaura, ma a monte. |