Nome mulino | Frantoio del Montano | |
Regione | Lazio | |
Provincia | Roma | |
Comune: | Roviano | |
Indirizzo | ||
Tipologia | Elettrico | |
Attivita | Frantoio da olive | |
Proprieta | Pubblico | |
Info proprietà | ||
Stato | Ristrutturato per altri scopi | |
Visitabile | Si | |
Ospitalita | No | |
Bibliografia | F. Fedeli Bernardini- P. E. Simeoni, La coltivazione dell'olivo a Roviano e il frantoio del "Montano", in F. Fedeli-Bernardini- P. E. Simeoni (a cura di), Ricerca e territorio. Lavoro, storia, religiosità nella valle dell'Aniene, Leonardo-De Luca Editori, Roma 1991: 125. | |
Note storiche | E’ possibile ricostruire il funzionamento del Montano dai documenti della seconda metà dell’Ottocento, antecedentemente alla elettrificazione e all’ampliamento reso necessario dall’incremento della produzione. Il frantoio era di proprietà del principe che vi macinava prevalentemente le sue olive, oltre a quelle dei contadini. L’olio prodotto veniva immagazzinato nell’oliara del castello che in quel periodo poteva contenere più di tremila litri d’olio. Il frantoio si componeva di un ambiente al piano terra e di un piano superiore. L’ambiente al piano terra era adibito prevalentemente alle operazioni di lavorazione delle olive (macinatura, torchiatura, separazione dell’olio di sansa per mezzo dell’acqua bollente, decantazione della parte restante nell’”inferno”). Nell’ambiente superiore, oltre al dormitorio del personale si trovava la stalletta e si aveva l’area centrale dove girava il cavallo. Al centro dell’ambiente al piano terra vi era la tazza per la macinatura con la macina collegata ad un albero munito di grande ruota dentata che ingranava una ruota piccola, permettendo così di aumentare il numero di giri della macina rispetto a quelli del cavallo. La trasmissione continuava infatti al piano superiore dove all’alberetto della ruota che si collegava alla stanga alla quale si attaccava il cavallo, che rappresentava la forza motrice, senza che questo disurbasse le operazioni che si svolgevano intorno alla macina. Dalla tradIzione orale risulta che, in tempi relativamente recenti, il frantoio era ancora azionato da una cavalla, da buoi o da muli. Le olive triturate venivano messe nei “fiscoli” poi impilati e schiacciati nei torchi. Il piano superiore è stato la prima sede del "Museo della civiltà contadina della valle dell'Aniene" (1980), oggi allestito nel castello baronale. |