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  • Mulino_Culcasi_TP Foto di Cusenza G.
  • MulinoGermolli LU, foto di E_Albiani_
  • Mulino Germolli, Foto di E. Albiani
  • Mulino Cima Sappada  Foto  di S. Zanetti
  • Vecchio Mulino PV1, Foto di Roncato L.
  • Barcarolo_Enrico_Mulinetto_della_Croda_TV
  • Mulino natante di Revere
  • Mulino Scarbolo
lista mulini
Nome mulinoMulino Re
RegionePiemonte
ProvinciaTorino
Comune:Brandizzo
Indirizzo centro urbano di Brandizzo
TipologiaAcqua
AttivitaFarina di cereali
ProprietaSconosciuta
Info proprietà
Stato~Altro
VisitabileNo
OspitalitaNo
BibliografiaLupo Vito Antonio, "La Macchina liquida. Acque e archeologia industriale a Settimo", inedito, Città di Settimo Torinese, 1999. - Novo Cristina, Marianna Sasanelli, "Un percorso di conoscenza: il Molino Re di Brandizzo tra l’Ecomuseo del Freidano ed il Parco Fluviale del Po Torinese", Tesi di laurea, Politecnico di Torino, Facoltà di Architettura 1, relatori: Chiara Ronchetta, Patrizia Chierici, A.A. 2005 - 2006. - Lupo Vito Antonio, Marianna Sasanelli, "Settimo oltre Settimo. Guida per leggere la città e il territorio", L'Artistica Editrice, Savigliano, 2012.
Note storicheIl Mulino Re è ubicato ai margini del centro urbano di Brandizzo (TO) lungo la Gora del Molino, propaggine estrema del rio Freidano. L’impianto originario, di epoca feudale e coevo al tracciato della gora, era costituito da un sistema produttivo di tipo tradizionale con tre ruote idrauliche e caratterizzato, oltre al mulino, dalla presenza di diverse tipologie di lavorazione come la pesta da canapa, il follone da lana e il brillatoio da riso. Le prime significative innovazioni all’impianto avvennero nel 1853, quando i fratelli Antonio e Luigi Fourrat per primi vi introdussero il sistema all’“americana” applicato ai tradizionali palmenti. Il ruolo dei fratelli Fourrat nella storia del complesso accresce l’importanza del mulino nel contesto produttivo e imprenditoriale di allora, poiché i Fourrat fréres di Bordeaux furono coinvolti, proprio in quegli anni, in una delle più grandi imprese molitorie di metà ‘800 in società con il conte Camillo di Cavour: quella che faceva capo alla “Società anonima dei Molini anglo-americani di Collegno” (attuale mulino della Barca di Rivoli). Sotto la ben più tarda gestione dei soci Pia & Re, anche il mulino di Brandizzo conobbe i miglioramenti, tecnici e gestionali, comuni ai grandi impianti di macinazione del tempo: sostituzione dell’antico rotiggio con turbina Girard, ricorso al vapore come forza motrice sussidiaria e adozione di nuove tecniche di macinazione. Con la nuova amministrazione di Felice Pia, Giovanni e Cesare Re, venne infatti installato un impianto completo Nagel & Kaemp con cilindri e dismembratori a dischi, in grado di fornire una produzione giornaliera di 400 q. Si trattava dunque di un sistema non più concepito, come nel passato, in funzione del mercato locale, ma strutturato per una produzione e commercializzazione a più vasto raggio del macinato, favorite dall’innesto sull’asse principale dell’attuale linea ferroviaria Torino-Milano. L’imponente fabbricato in muratura a vista del silos fu probabilmente costruito con l’ulteriore perfezionamento dei macchinari nel primo decennio del ‘900, quando il complesso molitorio apparteneva alla famiglia genovese Lo Faro. Una tradizione orale narra che venne edificato dall’impresario brandizzese Carlo Casalis. Da allora il complesso del mulino Re assunse l’aspetto di un vero e proprio edificio industriale, la cui configurazione architettonica rappresentava, e rappresenta tuttora, l’espressione tangibile del modo di produzione connesso al rinnovamento tecnologico e al forte sviluppo in senso verticale degli spazi del lavoro. I vasti ambienti senza divisioni interne che ne risultavano erano ripartiti da pilastri cilindrici in ghisa sormontati da solai lignei, strutture purtroppo distrutte in un incendio nel 1947. Tuttavia oggi il mulino conserva ancora l’immagine esterna sobria ed essenziale di allora, scandita dalla successione modulare delle aperture con cornici modanate in laterizio, quale espressione materiale del connubio tra funzionalità e decoro estetico, in linea con il recupero degli stili storici dell’800. In tempi più recenti il complesso è stato valutato quale ambito di pregio architettonico e ambientale all’interno del progetto di Ecomuseo del Freidano.

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