Note storiche | Il mulino, oggi di proprietà Del Favero, probabilmente esisteva già nel 1700. Su una tavoletta votiva donata per "Grazia ricevuta da Baldassare de fu Gerolamo de Mejo li 8 agosto 1764" vi è disegnato un mulino con tre ruote lignee, che con molta probabilità potrebbe essere quello di Del Favero. Da quanto risulta dal Registro dei Contribuenti delle Imposte sui fabbricati del 1903, vi é un mulino al mappale n° 2002 di proprietà di Baldovin Stefin Paolo fratelli e sorelle fu Gio Batta. Dalla "Pratica n°443, Piccola Derivazione, Ufficio Genio Civile di Belluno", si può apprendere che il mulino era di proprietà di Baldovin Gio-Battista Rosario, Dorotea-Maria e Da Pra Piazza Apollonia, che presentarono la domanda di concessione dell'acqua per un periodo di trent'anni, dal 1917 al 1947, per una potenza di 3,35 HP, ottenuta da un salto di 5,3 m. Prima del rinnovo della concessione il mulino apparteneva a Baldovin Stefinuto-Lucio fu Giovanni. Nel 1947 fu richiesto un ulteriore rinnovo al Magistrato delle acque della durata di trent'anni, su progetto del geometra A. Larese, per una potenza nominale di 2,61 Kw, data da un salto di 7,6 m. Nel 1977 venne ulteriormente rinnovata la concessione, con scadenza nel 2007, ma poi dichiarata decaduta nel 1993. Inizialmente il mulino aveva tre ruote idrauliche lignee, due del diametro di 3 metri e una del diametro li 2,05 metri, che producevano una potenza pari a 3,35 HP, per mezzo di un salto di 5,3 metri, che azionavano due macine ed un pilaorzo. Le ruote idrauliche a cassette in legno vennero sostituite durante la seconda guerra mondiale da Baldovin Angela, Dorotea e Giovanni, con una turbina di tipo Pelton, come risulta dal progetto del geometra Valentino Masi di Domegge, del 31 maggio 1943. La turbina di tipo Pelton è ad asse verticale, del diametro di 2,6 metri, installata in un pozzetto circolare profondo 1,6 metri dal pavimento del locale seminterrato del mulino. La turbina sfruttava un salto di 7,6 metri, producendo una potenza nominale di 2,61 Kw, che serviva per azionare "... un palmento ed una molazza montati su un'incastellatura di legno a metri 1,10 dal pavimento...". In seguito all'installazione della turbina venne costruita una vasca di carico in cemento e al posto della roggia e dei canali in legno fu introdotto un tubo in cemento del diametro di 30 cm, direttamente collegato alla condotta di scarico della centrale elettrica dei fratelli Baldovin Carulli. Al piano primo dell'opificio, nel periodo compreso tra gli anni 1920-50 circa, venne collocata una piccola tessitura a conduzione familiare. Il piccolo laboratorio era di proprietà di Baldovin Giovanni Lucio e di Baldovin Ezio. Per seguire la lavorazione venne incaricato Del Puppo di Cappella Maggiore, esperto dei processi lavorativi legati alla tessitura. | |