Nome mulino | Mulino di Rajano | |
Regione | Campania | |
Provincia | Caserta | |
Comune: | Ruviano | |
Indirizzo | via Mulino | |
Tipologia | Acqua | |
Attivita | In disuso | |
Proprieta | Privato | |
Info proprietà | ||
Stato | Rudere | |
Visitabile | No | |
Ospitalita | No | |
Bibliografia | ||
Note storiche | Il mulino fu fatto costruire nelle vicinanze del castello di Raiano nell’anno 1584 da Allegra de Taxis, baronessa del luogo. Aveva acquistato i feudi di Raiano e Puglianello nel 1578 da Antonio d'Ixar. Abitava in Caiazzo ed era vedova di Giovanni Battista Zapata di Napoli. Nel 1596 vendette i feudi a Matteo de Capua, principe di Conca e signore di Caiazzo. Allegra era figlia di Giovan Battista de Taxis che nel 1520, ebbe la nomina da Carlo V di Maestro delle Poste Imperiali di tutti i Regni, Paesi e Signorie. Il marito, ancora in vita nel 1586, fu Corrier Maggiore a Napoli , cioè responsabile delle taverne e delle poste del Regno. Raiano fu in seguito acquistato, l'11 aprile 1640, dal Marchese di Caiazzo Antonio Corsi. In una relazione inviata al Marchese dal suo agente, databile al 1675, leggiamo: Vi è un molino affittato per scudi cinquantatre, e la scafa per scudi centosettanta. In una successiva relazione del 1745 si legge: nella giurisdizione di Rajano si vedono le rovine d’un antico mulino, che si possedeva da quella Università la quale come succede alle cose, che son di pubblico, o sia per l’impotenza de’ cittadini o per il suo malgoverno, lo lasciò rovinare senza più pensare al risarcimento; potrebbersi facilmente [rilevare] codesto sito dalla Università assolvendo la medesima dal regalo, che deve fare al Barone d’un prosciutto a fuoco per anno, e ricavarne un buono affitto, stante la penuria dei mulini che sono in quelle parti. Le informazioni sopra riportate ci indicano, quindi, che il mulino, costruito nel 1584, fino alla seconda metà del XVII secolo era di proprietà feudale (1675) mentre nel 1745 era “posseduto” dalla Università che “lo lasciò rovinare senza più pensare al risarcimento”. Esso si trovava, comunque, in territorio feudale tanto è che nelle planimetrie dei beni feudali del XVIII secolo è rappresentato. Il mulino nel corso del XIX secolo fu ceduto dal Comune a un privato (da qualche parte ho trovato il decreto pubblicato sulla gazzetta ufficiale del Regno che ora non ho sottomano) e fu restaurato e rimesso in funzione. Ancora nella prima metà del XX secolo era perfettamente funzionante. Il mulino di Ruviano ha una particolarità: le camere delle macine sono due come pure le camere delle acque. Ad esse l’acqua arrivava attraverso un sofisticato complesso di chiuse che dirottavano l’acqua all’una o all’altra camera. La vasca di raccolta (botte) è unica e l’acqua vi veniva convogliata attraverso un canale artificiale che partiva molto più a monte dove una diga, ancora presente, permetteva, attraverso un altro sistema di chiuse, di deviare l’acqua del torrente verso il canale. |