IL LEVIGATOIO
Per giungere a una farina abbastanza raffinata e al tempo stesso per evitare che troppi grani schizzassero via durante la "pilatura" nel mortaio, si giunse ben presto al "levigatoio". Esso in sostanza non era altro che uno strumento arcaico di macinazione formato da una lastra di pietra con superficie inferiore piana e superficie superiore a conca, a sella, o con margini rialzati, che serviva da "base" fissa: su questa poi, con una pietra tondeggiante a forma di sasso rotondo o di pagnotta, o di rullo, detta "macinello", le cariossidi di grano venivano schiacciate, spostate e spappolate, trasformando i grani parzialmente spezzati in farina. Tale operazione avveniva impiegando una o due mani, stando di solito in ginocchio ed era una dura occupazione propria soprattutto delle donne: si procedeva non solo andando avanti e indietro, ma soprattutto ruotando il macinello, facendo pressione con il peso del corpo. L'uso del levigatoio, per evitare sforzi eccessivi, era di solito preceduto dalla "pilatura" dei grani, operazione precedentemente descritta, che era in genere affidata a uomini, come abbiamo precedentemente detto. In realtà il "levigatoio" appare ormai come l'antefatto della macina a due palmenti. Tale strumento di macinazione è ampiamente testimoniato nell'antico Egitto; l'operazione era quotidiana e normalmente era affidata alle schiave, come confermano le fonti scritte e figurate.
Il levigatoio a tramoggia
Una notevole innovazione tecnologica, avvenuta nel V secolo a.C. prima in Grecia e poi nell'area mediterranea (ma destinata a durare fino ai nostri giorni) è pure la "tramoggia" applicata al levigatoio, garantendo alle superfici macinanti una continuità più o meno regolare di alimentazione di granaglie. In realtà si tratta di un particolare tipo di "levigatoio", in cui il "macinello" (o pietra macinante superiore) venne prima ad avere un foro centrale (piuttosto irregolare e slargato) capace di accogliere il grano, poi finì per assumere una forma regolarizzata in cui la pietra molare presentava una cavità "a tramoggia" che si apriva verso una fessura longitudinale mediana posta in basso: si creava così un invaso per le granaglie con "bocca" superiore rettangolare ("macinello-tramoggia").
In seguito si ebbero dei perfezionamenti: prima si praticarono sulle facce minori del "macinello-tramoggia" degli incassi mediani per l'applicazione di un manubrio da azionare a due mani, poi si passò ad un "macinello-tramoggia" azionato da una leva.
Questa aveva un'estremità fornita di un perno snodabile fissato al piano del levigatoio, mentre l'altra estremità stava a una congrua distanza dal levigatoio, permettendo ad una persona di azionare il "macinello-tramoggia" che in tal modo andava avanti e indietro percorrendo un settore di circonferenza.
Di grande interesse invece è la presenza di scanalature o di solchi geometrici sulle facce a contatto dei levigatoi a tramoggia di porfido o trachite (ma non di roccia lavica) rinvenuti già nella Grecia di età classica e poi via via divenuti sempre più frequenti nei secoli successivi: tali solchi passarono in seguito sulle facce a contatto delle macine rotonde di quasi tutti i mulini, dove assunsero forme per lo più regolarizzate.