Cartiera
La carta giunse in Italia e in Europa intorno al XII secolo. La sua produzione ha subito diversi processi evolutivi ma fino a tutto il XVIII secolo la carta si otteneva dalle fibre vegetali di lino, canapa, cotone e cascami dell'industria tessile.
Questi erano cerniti, lavati in acqua e sfibrati mediante la battitura nelle pile a martelli azionate da una ruota idraulica.
La soluzione di fibre così ottenuta passava nei tini. Qui, pescando con un setaccio rettangolare (detto forma) e facendo scolare l'acqua in eccesso, si otteneva uno strato omogeneo di fibre che formavano il foglio ancora impregnato d'acqua. Lo si depositava con cura su un feltro formando in sequenza una pila fogli inframezzata ai feltri.
La carta era poi pressata sotto un torchio ed asciugata all'aria. Infine veniva stirata e lisciata sotto una calandra.
Per saperne di più: "Le ruote della carta" (vedi Bookshop di "Argomenti complementari" di www.aiams.eu).
A partire dalla seconda metà del 1700 le pile a martelli vennero sostituie da una macchina detta "L'olandese" e successivamente l'intero ciclo di produzione venne modificato con l'avvento della produzione cartaria partendo da pasta di cellulosa.
Pila da cartiera
Il frantoio da olive è il luogo dove viene estratto l’olio dai frutti.
Il ciclo di produzione si divide in 6 fasi essenziali: il lavaggio delle olive, la frangitura, la gramolatura, la spremitura, la separazione e lo stoccaggio.
Nell’antichità e fino all’inizio del secolo scorso, la “macchina” utilizzata per la frangitura delle olive era costituita da una grande vasca circolare, all’interno della quale rotolavano da una a tre grosse mole verticali, di pietra molto dura, che frangevano le olive poste nella vasca stessa. Il movimento della/e mola/e era vincolato da un perno verticale infisso al centro della vasca e da un perno orizzontale, solidale con quello verticale, che entrava nell’occhio della/e mola/e.
La mola veniva fatta girare da un animale (asino, mulo, cavallo o bue) con gli occhi coperti da una benda. Questo tipo di azionamento, in gergo, veniva definito “a sangue” o “a tiro”. Nelle zone in cui si poteva sfruttare un corso d’acqua, la mola veniva invece azionata mediante una ruota idraulica.
Segheria
Nella "Segheria veneta" utilizzata nelle vallate venete e trentine, la sega era azionata da una piccola ruota idraulica per avere velocità di rotazione elevate. Tramite una manovella e biella si dava il movimento verticale alternato alla sega per il taglio. Il legno che giungeva in segheria in forma di tronchi, era trasformato in semilavorati come tavole o travi.
Il tronco era fissato sul carro che avanzava in fase con il movimento della sega, mosso da un meccanismo ad essa collegato.
Frantoio da minerali
Macchina per frantumare o macinare materiali compatti: minerali, rocce, semi, ecc. azionata dalla ruota idraulica.
Sono sostanzialmente di due tipi, scelti in funzione del materiale da frantumare : a martelli battenti o a molazza ruotante.
Con questa operazione i minerali, estratti dalle miniere o dalle cave vengono ridotti in granuli aventi il grado di finezza richiesto dalle successive operazioni (per es., flottazione). per raffinare il sale, la calce, il gesso ed altri minerali.
Maglio
Macchina a martello per battere e deformare a caldo i metalli azionata da una ruota del mulino.
La sua azione può essere assimilata a quella di un grosso martello sull'incudine.
Verso il XII secolo il movimento generato dalla ruota idraulica venne utilizzato per azionare macchine diverse dai mulini da cereali. Una delle applicazioni più diffuse è il maglio idraulico.
Sull'asse in legno della ruota idraulica verticale venivano applicate delle camme o delle palette. In questo modo, il moto rotatorio dell'asse veniva trasformato in moto altalenante di un grosso trave di legno fulcrato al centro. All'estremità opposta del trave veniva montato un grosso martello che batteva ripetutamente sull'incudine sottostante.
Inserendo il ferro rovente fra l'incudine e il martello, si riusciva a modellarlo e ad ottenere gli oggetti desiderati.